22/06/2021

Le sfide della sanità nel post-pandemia: la digitalizzazione

L’emergenza sanitaria che si sta protraendo da oltre un anno, come sappiamo, ci ha costretti a ripensare non solo al concetto di “normalità” ma anche al futuro dell’intero Sistema Paese. Un domani che passa, per la sanità, attraverso la digitalizzazione. In particolare l’Italia, da sempre meno lungimirante rispetto agli Stati più virtuosi in materia di innovazione digitale, si è trovata improvvisamente a dover spostare ingenti investimenti per l’ammodernamento infrastrutturale, così da permettere al Paese di far fronte a una complicata situazione sanitaria e a  guardare con rinnovato vigore alle sfide che, in realtà, ci attendono già ora. 

Non è un caso che nel recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza siano stati stanziati oltre un miliardo di Euro solo per strumenti quali la Telemedicina. Proprio alla pandemia di Covid-19, paradossalmente, si deve quindi l’impulso decisivo all’affermarsi della cosiddetta “rivoluzione digitale” che sta stravolgendo non solo il modo di intendere il tradizionale approccio della sanità, pubblica e privata, ma anche lo stesso rapporto tra il professionista e il proprio paziente. 

La telemedicina

Una delle maggiori criticità causate dalla pandemia ha riguardato l’improvviso allontanamento dei pazienti dai luoghi tradizionalmente deputati alla cura, siano questi intesi come strutture pubbliche, ambulatori medici o poliambulatori privati. Questo ha portato anche all’erosione del rapporto umano che si instaura tra i professionisti e i loro pazienti.

Fortunatamente, il sempre più intenso ricorso all’assistenza sanitaria da remoto ha permesso ai medici di puntare sempre più spesso su molteplici strumenti di assistenza che per essere efficaci non necessitano di una presenza fisica. Questi consentono di far fronte alla problematica della distanza in totale sicurezza, senza mettere in pericolo la salute del paziente e, soprattutto, garantendo la presenza costante del professionisti lungo tutto il percorso di cura. Solamente nel 2020 il 30% dei medici ha fatto ampio ricorso alla telemedicina (ne abbiamo parlato in un nostro articolo). Nel periodo pre-Covid la percentuale era sul 10%, stando agli ultimi dati pubblicati dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano.

La possibilità, poi, di avere sempre sotto controllo la cartella clinica del paziente grazie al Fascicolo Sanitario Elettronico (ne parlammo in un nostro precedente approfondimento), strumento ormai sempre più diffuso (sono infatti sempre più gli italiani che ne comprendono la centralità), rappresenta inoltre un vantaggio imprescindibile tanto nella fase diagnostica quanto nella pronta e corretta gestione di malattie croniche che necessitano di un lungo periodo di assistenza. L’importanza di tale strumento sembra ormai esser stata compresa anche dagli stessi pazienti che, lentamente ma con sempre maggior frequenza, se ne servono (o ne sentono parlare) traendone beneficio personale in termini di semplificazione e gestione della propria situazione clinica. 

L’alleggerimento delle restrizioni e il progressivo ritorno alla “nuova normalità”, pur permettendo di recarsi nuovamente in luoghi fisici per le tradizionali visite, non deve comunque arrestare il percorso innovativo intrapreso con la telemedicina. 

L’educazione digitale dei pazienti: il “digital divide”

Un’altra sfida che il Paese si sta trovando ad affrontare è quella del cosiddetto “divario digitale”. L’Italia, secondo le ultime stime, è ultima in Europa per competenze digitali. Questo a causa della scarsità di investimenti del recente passato e anche, inutile negarlo, di una popolazione sempre più anziana e a rischio di “isolamento digitale”. La pandemia ha sicuramente contribuito ad acuire tale problema. 

Fortunatamente, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sembra esserci una visione strategica coerente anche in materia di investimenti per la creazione delle competenze degli operatori sanitari, per lo sviluppo della telemedicina e del rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica, in ottica di una più efficace erogazione delle cure. L’obiettivo perseguito è, sostanzialmente, quello di permettere a sempre più cittadini di aver accesso alle cure attraverso un’educazione digitale, al fine di garantire maggiore indipendenza e ridurre le barriere di accesso.

Lo sviluppo delle competenze di pazienti e professionisti

Sempre dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza provengono altre nobili dichiarazioni d’intenti su cui si dovrà puntare nel prossimo futuro. Questi, ovviamente dovranno essere supportati dai necessari investimenti il cui compito sarà di supportare la strada già intrapresa. L’Agenda del Governo, infatti, guarda con grande fiducia allo sviluppo delle competenze digitali di medici e di cittadini, a una più efficiente gestione delle iniziative digitali innovative e a una più diffusa collaborazione fra i vari attori del sistema sanitario, che dovranno imparare sempre più a comunicare tra loro, per ricomporre – si spera velocemente – un quadro nazionale ancora troppo frammentato.

Oltre agli investimenti statali di cui abbiamo appena parlato, un ruolo fondamentale nell’accesso e nella facilitazione del percorso di cura può essere svolto sin d’ora anche dalla progressiva digitalizzazione delle strutture sanitarie pubbliche e private, come i centri medici diagnostici e i poliambulatori (per sapere ciò che è necessario fare per aprire un poliambulatorio, leggete il nostro articolo). Innovazione che, peraltro, rende più semplice e diretto il “dialogo” tra il sistema e i pazienti. 

Attraverso l’adozione di software gestionali integrati, infatti, si permette un più efficace trattamento dei dati e del consenso informato, si snellisce l’iter burocratico-amministrativo-fiscale (tanto per il professionista quanto per il paziente). Inoltre, si agevola la gestione di appuntamenti, prenotazioni e prestazioni e a un ingente risparmio in termini di costi e spese che, in questo modo, non graveranno più sul sistema sanitario.

JMed – un software gestionale al servizio del poliambulatorio

La digitalizzazione dei processi di un poliambulatorio può rendere ancora più facile e intuitiva la gestione dell’intera struttura, permettendo ai professionisti e allo staff di farsi trovare pronti per affrontare – e vincere – le sfide di cui abbiamo parlato in questo articolo. In questo senso un software gestionale come JMed, permette ai professionisti di poter contare su uno strumento economico, aggiornato, flessibile e soprattutto rispettoso della privacy del paziente. 

Riguardo a quest’ultimo punto JMed, il software gestionale per il poliambulatorio e i centri medici, può vantare la licenza di firma grafometricaNamirial”, lo strumento più affidabile per la gestione dei documenti digitali che garantisce i più alti standard di sicurezza per quanto riguarda la protezione dei dati sensibili e per validare il consenso in modo semplice rispettando la normativa in vigore. JMed, inoltre, può facilitare l’ingresso e la gestione di nuovi potenziali clienti, senza contare l’ingente risparmio di tempo e risorse tanto per il professionista quanto per lo staff di collaboratori amministrativi, quotidianamente impegnati nell’attività di gestione della struttura e delle prestazioni. 

JMed permette la rapida consultazione e l’archiviazione delle cartelle cliniche dei pazienti senza la necessità del ricorso a ricerche cartacee e gode di un alto livello di integrazione con il sistema sanitario nazionale e la rete di professionisti sul territorio: consente infatti di condividere sempre in maniera sicura e protetta i dati.

Richiedi un appuntamento o un consulto telefonico, per scoprire come integrare il software gestionale JMed all’interno del tuo centro medico.

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